01/12/2010

Intervista al Prof. Claudio Zambianchi - Professore di Storia dell'Arte Contemporanea, Sapienza, Università di Roma

Claudio Zambianchi si è laureato in Lettere alla “Sapienza” Università di Roma. Diplomato Master of Arts alla Southern Methodist University di Dallas, Texas e dottore di ricerca in storia dell'arte, attualmente è professore di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università “Sapienza”. 

Con i Dm 509/99 e 270/2004 è stato inserito nel percorso formativo universitario lo strumento del tirocinio o stage per l'accumulo di CFU. Quanto è importante, secondo Lei, svolgere tale attività durante il percorso di studi e quali pensa sia il valore formativo aggiunto del tirocinio? 
Anche per facoltà dalla natura umanistica e non immediatamente professionalizzante quali quella in cui insegno, la presenza di tirocini (in musei, gallerie d’arte, imprese turistiche...) è, a mio vedere, di fondamentale importanza affinché gli studenti e le studentesse abbiano un primo assaggio del mondo del lavoro e imparino a fare cose che l’università non può insegnare a fare. 

Quali sono le competenze trasversali necessarie ad un laureato in storia dell'arte per inserirsi nel mondo lavorativo e quali sono, secondo Lei, gli sbocchi professionali per i neolaureati in Storia dell’Arte? 
Ritengo che non vi siano particolari competenze “trasversali”, penso piuttosto che una studentessa o uno studente debba essenzialmente conoscere la storia dell’arte (e bene), poi imparerà a lavorare partendo da questa base: più essa è solida, meglio la persona si troverà nel gestire una visita guidata, ovvero la redazione di una scheda, di un comunicato stampa oppure, ancora, la curatela di una mostra in una galleria d’arte o in un museo. Per i neolaureati di triennale e specialistica quelli che ho appena indicato mi sembrano infatti gli  sbocchi più immediati. Non guasta quindi avere acquisito con i tirocini un briciolo di competenza nelle direzioni suddette. 

In che direzione si muove la ricerca italiana in ambito artistico? 
In tante, troppe direzioni: la realtà della ricerca artistica italiana, specie di quella giovane è, a partire dagli anni Novanta, talmente variegata che non mi è possibile qui provare a riassumerne, neanche per sommi capi, le linee principali. 

Dal 2003, con la legge Biagi, all'Università è affidato il compito di sostenere i propri laureati nella fase di inserimento nel mercato del lavoro, secondo lei quali sono i passi in avanti che l'università dovrebbe fare per avvicinarsi alle necessità del mondo lavorativo? 
Anzitutto aiutare a definire con più esattezza una anagrafe delle professioni. Quando riempiamo gli spazi dedicati a questo aspetto nelle schede dei corsi di studio, poche delle definizioni ISFOL si adattano davvero alla realtà della nostra formazione. Una volta definite le professioni, si tratterà di capire dove esista la maggiore richiesta e di promuovere una “frizione” virtuosa e il più possibile plastica per dirigere alcuni aspetti dei nostri percorsi formativi nella direzione di soddisfare queste esigenze. Fermo restando, tuttavia, che i nostri non vogliono e non debbono essere corsi di avviamento a una professione, ma debbono dare una solida preparazione di base storica, l’unico terreno su cui costruire tutto il resto. 

Conosce il Progetto SOUL (Sistema Orientamento Università Lavoro)? Cosa ne pensa? 
La ritengo una eccellente iniziativa, e il SOUL, da quando è nato, mi sembra anche dotato di una dirigenza e di un personale attivi, fattivi, collaborativi e intelligenti.

 

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