03/03/2009

Intervista al Dott. Fabio Piacenti - Presidente di EURES

L'Eures (Ricerche Economiche e Sociali) è un istituto di ricerca impegnato dal 1998 nella promozione e realizzazione di attività di studio, di formazione e di analisi applicata in campo economico, sociale e culturale. 

Il Progetto Fixo prevede l'attivazione di tirocini di inserimento lavorativo, come ne siete venuti a conoscenza e per quale motivo avete deciso di accogliere nella vostra struttura un giovane neolaureato? 
Da tempo abbiamo delle convenzioni con alcune facoltà della Sapienza e grazie a questi contatti siamo venuti a conoscenza del Progetto Fixo. 

Secondo Lei, dal punto di vista del laureato quali sono i vantaggi e, se ci sono, gli svantaggi nell’affrontare, l'esperienza del tirocinio? 
Attualmente si entra nel mondo del lavoro grazie ad esperienze di stage o tirocini, sono periodi di prova, di formazione e di verifica. In particolare nel nostro settore, i laureati escono dall'università senza avere grandi competenze professionali, si conoscono molte cose ma praticamente se ne sanno fare poche. Il vantaggio è notevole soprattutto quando si lega una buona preparazione ad una formazione professionale ben fatta. Il vantaggio del Progetto fixo è stato quello di definire i limiti formali dell'esperienza del tirocinio avendo un interlocutore come il Ministero del Lavoro da una parte e l'Università italiana dall'altra garantendo così anche l'esperienza formativa, perchè molto spesso il tirocinio può risultare carente di  contenuto e si trasforma in mesi di lavoro fini a se stessi. Il contesto formale di grande correttezza e responsabilità reciproca garantisce la buona riuscit del tirocinio. Spesso manca il confine tra la formazione, il lavoro e la valutazione per una possibile assunzione ed il Progetto Fixo ne ha definito i limiti e i confini. Gli svantaggi possono essere quelli di creare false aspettative di assunzione però può servire per aiutare i ragazzi a capire meglio le loro inclinazioni professionali; spesso qui arrivano neolaureati che vogliono far ricerca anche non avendo ben chiaro cosa vuol dire essere un ricercatore. Sono diverse le tipologie di ragazzi che escono dall'università: spesso può accadere di uscire dall'università e chiedersi “che cosa so fare?”oppure a volte si deve fare un lavoro di ricostruzione dell'umiltà lavorativa perchè può capitare di trovare persone che essendo state molto brave nel loro iter universitario hanno sviluppato un'arroganza che non permette loro di apprendere pienamente una professione. Per usare un temine informatico dobbiamo formattarli ed insegnargli il mestiere di ricercatore. 

Dal 2003, con la legge Biagi, all'Università è affidato il compito di sostenere i propri laureati nella fase di inserimento nel mercato del lavoro, secondo lei quali sono i passi in avanti che l'università dovrebbe fare per avvicinarsi alle necessità delle aziende? 
Il disorientamento dei giovani che escono dall'università è lampante, molto spesso i ragazzi inviano il proprio curriculum senza neanche sapere di cosa si occupa l'azienda nella quale stanno facendo domanda di assunzione. Servirebbe un potenziamento dell'orientamento in uscita da parte dell'università, aiutarli a capire quali sono le loro potenzialità e dove poterle valorizzare. E' pur vero che ci sono delle competenze spendibili meglio in alcuni campi rispetto ad altri, quindi è necessario da parte di un giovane essere flessibile, curioso...Ad esempio nel campo della ricerca è necessario sapersi adattare ad ogni tipo d'indagine, bisogna essere in grado di muoversi in campi e discipline diverse, o si coglie questa attività come uno stimolo oppure può diventare molto pesante dover leggere libri e libri, o documentarsi su qualcosa che proprio non interessa. L'ideale sarebbe mettere la persona giusta al posto giusto.

Quali sono le caratteristiche che deve avere un laureato per entrare nella vostra struttura?  
Il ricercatore che ricerchiamo qui all'Eures, è una figura diversa dal ricercatore universitario, noi siamo una realtà sul mercato e quindi è importante la capacità di interpretare la domanda di chi ti commissiona una ricerca ed una grande capacità di svolgere molto lavoro. Il laureato deve avere anche la capacità di unire l'elaborazione dei dati con il contesto di riferimento altrimenti si rischia di dare interpretazioni errate. Servono persone che hanno una grande passione per questo lavoro ma anche una grande capacità di sacrificarsi, che hanno voglia di investire su se stessi e sulla struttura. Così noi siamo nati, abbiamo puntato su noi stessi e sul nostro lavoro.

Il Progetto Fixo Sapienza si è concluso da poco, qual'è la sua valutazione sul servizio che le abbiamo offerto. Quali sono, secondo Lei, i punti di forza e quelli da migliorare? 
Il Progetto Fixo ha dato un'indicazione, ha aperto una strada nel controllo e nella garanzia dei tirocini. Anche la presenza del tutor universitario ha aiutato, secondo me, a rendere il tirocinio realmente formativo e non solo un periodo di lavoro, responsabilizzando anche quelle aziende che a volte sfruttano i ragazzi costringendoli a asvolgere mansioni dequalificanti. 

 

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