Giornalista dal 1997, da sei anni si occupa di temi legati all'economia e al lavoro per l'inserto “èlavoro” di Avvenire, è autore del libro “L’outplacement. Cambiare per ricominciare” Edizioni Franco Angeli |
In che modo ritiene che l’outplacement sia uno strumento “attivo” che può contribuire ad affrontare la crisi che da tempo sta coinvolgendo il mondo del lavoro?
Secondo me occorrerebbe una nuova cultura del lavoro: meno burocrazia, ma più etica. Perché far ricadere il fallimento di un’azienda sulle spalle dei lavoratori e della collettività? In sede contrattuale bisognerebbe stabilire che, in caso di esuberi, i lavoratori possano essere coinvolti in corsi di formazione a spese dell’azienda finalizzati al ricollocamento.
Lei afferma che gli effetti dell’outplacement potrebbero essere positivi per tutti gli attori coinvolti: lavoratori, imprenditori, sindacati e politici; in che modo ritiene che le aziende debbano essere interessate ad utilizzare tale strumento?
Intanto si creerebbero meno conflitti sociali. Si ridurrebbero i tempi di inattività e i costi per la collettività. Poi si migliorerebbero le competenze dei singoli lavoratori, che avrebbero maggiori occasioni di reinserirsi nel mercato.
Secondo Lei, qual è il modo migliore per superare le “resistenze” al cambiamento da parte di molti lavoratori che devono essere ricollocati?
Servono più concertazione e maggiore mobilità del mercato. Ecco perché è necessaria un’assistenza continua da parte di professionisti e società di ricollocamento specializzate.
Il libro "L'outplacement. Cambiare per ricominciare”, Edizioni Franco Angeli, è disponibile per la consultazione presso la biblioteca SOUL Sapienza (Via Cesare De Lollis, 22 - Roma) previo appuntamento.
Per prenotarsi inviare un mail a info@jobsoul.it oppure telefonare allo 06/49707507