31/12/2011

A New York con la Rai: un'esperienza formativa

Giulia si sta laureando in Scienze della Comunicazione ma già negli ultimi anni, prima del diploma e immediatamente dopo, ha lavorato nella produzione, collaborando con numerosi sceneggiatori e registi di cinema e televisione. Nel 2010 ha partecipato ad un workshop sulla sceneggiatura presso la New York Film Academy e l'anno seguente ha svolto uno stage trimestrale presso la Rai Corporation di New York dove ha lavorato all'analisi del mercato delle serie televisive americane e collaborato con la redazione di live news. 

Quando hai scelto a quale facoltà iscriverti, oltre all'interesse per la materia, hai valutato le possibilità lavorative che quella specializzazione poteva fornirti?
In realtà no dal momento che ho iniziato prima a lavorare e solo successivamente sono diventata una studentessa universitaria. Occupandomi da sempre di produzione, cinema e televisione ho scelto di iscrivermi alla Facoltà di Scienze della Comunicazione, per arricchire la mia esperienza sul campo con una formazione accademica. Rispetto all’iter seguito dalla maggior parte dei giovani il mio percorso è inusuale ma per certi versi obbligato. Infatti, mi sono resa conto che, volendo lavorare nel settore della produzione cinematografica e non essendoci scuole o corsi di laurea specifici da seguire, la strada più idonea era quella di misurarmi prima con il lavoro, che oltretutto mi ha anche aiutata a capire quali potessero essere le reali possibilità di impiego nel settore. Credo che la mia fortuna sia stata avere sin dai tempi del liceo le idee chiare sui miei desideri professionali, poiché questo mi ha permesso di limare le scelte, orientandomi su studi e attività a me più congeniali.
 
Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a scegliere un tirocinio all’estero?
Penso che la mia generazione e quelle future abbiano la responsabilità ed il dovere di avere un profilo e una formazione più internazionale possibile. Per ottenere questo, però abbiamo bisogno di strutture e istituzioni che ci supportino. Parlo non solo dell’aiuto economico, ma soprattutto di maggiori sforzi nell’inserimento e nell’orientamento, per ottenere professionalità più spendibili ed essere direzionati su quelle che sono le reali necessità del mondo del lavoro. Un’esperienza all’estero è sempre importante, quelle professionalizzanti sono oggigiorno necessarie.
 
Il Progetto formativo è stato rispettato? Ritieni di aver vissuto realmente un’esperienza formativa?
Il Progetto formativo è stato rispettato e lo stage è risultato estremamente professionalizzante ed istruttivo. Ho lavorato presso la redazione di RAI Corporation che si occupa degli speciali, dei dossier delle reti tv Rai1, Rai2 e Rai3, dei contributi di inviati e corrispondenti di Tg1, Tg2 e Tg3, RAI Italia e RAI News24. Inoltre ho avuto la fortuna di svolgere il tirocinio durante un periodo storico molto ricco di eventi e quindi di notizie.
 
Dopo aver svolto questa esperienza di tirocinio all’esterno, ritieni che l'istruzione universitaria ti abbia adeguatamente preparato per l'attività lavorativa svolta? E quali differenze hai riscontrato rispetto ai colleghi di altre nazionalità?
Il buon esito del tirocinio è stato ottenuto in parte anche dal forte e personale interesse per determinati argomenti, centrali nel lavoro a RAI Corporation. A onor del vero l’istruzione universitaria non mi ha del tutto preparata per affrontare al meglio il lavoro che ho svolto presso l’azienda. Ad esempio mi è capitato di dover curare uno studio di analisi di mercato televisivo americano, attività che solitamente all’università si affronta solo in maniera superficiale. Nello specifico mi sono occupata di produzione e di affiancamento a producers e giornalisti, ma anche relativamente a questo tipo di attività manca una vera preparazione all’università.
Questa è anche la differenza riscontrata con i miei colleghi stranieri. In America, per esempio, gli studenti ricevono una formazione impostata differentemente rispetto alla nostra: hanno l’obbligo di svolgere più tirocini durante gli anni accademici e la tipologia di insegnamento utilizzata è soprattutto pratica, mentre noi italiani rimaniamo vincolati allo studio della teoria. La differenza di approccio è evidente e secondo me sarebbe opportuno programmare corsi di laurea caratterizzati da ore di teoria e pratica in egual misura.
 
L'esperienza del tirocinio ti ha aiutato a definire meglio le tue inclinazioni professionali? In che modo?
Riconosco che questo, come il tirocinio svolto precedentemente sulla sceneggiatura, siano stati entrambi estremamente utili. Simili esperienze, secondo me, dovrebbero essere obbligatorie per uno studente universitario, perché in un modo o nell’altro lo aiutano a capire cosa interessa, a focalizzare l’attenzione su cosa si vuole fare dopo la laurea e magari ad approfondire un settore che si conosce, ma solo in chiave teorica. Anche se tutt’ora mi manca una visione completa di quello che ad oggi è la professione che mi piacerebbe svolgere, quest’esperienza mi ha comunque aiutata a riflettere e a capire determinati aspetti di questo lavoro che, seppur interessanti, non mi stimolano particolarmente.
Penso sia fondamentale misurarsi sul campo; fare un’esperienza di stage aiuta a comprendere le proprie inclinazioni e, non meno importante, a valutare se effettivamente si è portati per un determinato lavoro.
 
Quale consiglio ti senti di dare ai tuoi colleghi che si affacciano, sfiduciati, nel mondo del lavoro?
E’ difficile dare un consiglio ai miei coetanei, perché anch’io come loro ne avrei davvero bisogno.
Probabilmente quello che mi sento di dire è di andare avanti, di non farsi intimidire e di utilizzare i propri punti di forza, come il fatto di essere la nuova generazione e pertanto capace di apportare cambiamenti e novità. Ovviamente il tirocinio rimane un buon trampolino di lancio nel mercato del lavoro e, come ho già detto, lavorare da subito nel mio caso è stato determinante.
Se così non fosse stato e fossi uscita dall’università senza alcuna esperienza non avrei le idee chiare, partirei svantaggiata perché di certo potrei dire “mi interessa la produzione cinematografica e televisiva” ma senza una reale cognizione di causa.
 

Categoria: