11/02/2009

Intervista a Giulia Tossici - Tirocinante presso Global Vision

Giulia Tossici è laureata in Filosofia all'Università "Sapienza" di Roma, e Dottoranda in Etica e antropologia, all'interno di "Forme e storia dei saperi filosofici nell'Europa moderna e contemporanea" all'Università del Salento. Attraverso SOUL, dopo aver rifiutato un tirocinio Fixo alla Global Vision, è stata assunta a febbraio 2009 come collaboratrice dell'Istituto Meschini, dove svolge attività di insegnamento e formazione individuale e di gruppo.

Perchè proprio la laurea in filosofia? Cosa ti ha spinto a sceglierla e quali aspettative avevi quando ha iniziato il tuo percorso formativo? Perché ho scelto filosofia?
Perché mi piaceva. Mio padre avrebbe gradito una scelta più “realistica”, come quella di Giurisprudenza; ci ho pensato tanto. Avevo – come ho tuttora – l’idea che l’equazione “filosofia = disoccupazione” non fosse affatto scontata. Confidavo, ai tempi molto “vagamente”, che sarei riuscita, magari con più difficoltà, a costruirmi un percorso lavorativo facendo leva sulle mie capacità e attitudini. L’ho scelta, quindi, sulla scorta di una “percezione”, non di un calcolo. E ancora oggi credo di aver fatto la scelta migliore e che proprio quella “percezione” (cioè che “di” filosofia e “con” filosofia ci si potesse fare più di qualcosa) fosse essenzialmente corretta. 

Credi che ci sia corrispondenza tra le competenze sviluppate all'interno del percorso di laurea e quelle richieste dal mondo esterno? 
A livello curricolare no. Sta all’individuo saper trovare le "sovrapposizioni” tra le competenze acquisite nel percorso di studi e gli ambiti di spendibilità nel mondo esterno al di là della carriera accademica o dell’insegnamento nelle scuole. A livello concreto, nel mondo esterno, le corrispondenze non sono affatto poche e se adeguatamente stimolate e sfruttate possono fare la differenza in alcuni contesti. Filosofia ti fa sviluppare delle capacità che sono diventate “merce rara” oggi come oggi. Parlo delle capacità di analisi e sintesi, di collegamento e contestualizzazione, nonché una plasticità mentale che velocizza e massimizza i processi di apprendimento (anche in ambiti molto lontani dalla materia propriamente filosofica), rendendo particolarmente fruttuosa l’applicazione di quel che si è imparato. In una parola: oggi, la capacità di “pensare” e di farlo con profondità, complessità e contestualità non è all’ordine del giorno. Chi lo sa fare, ha un importante punto in più rispetto agli altri. Il che non basta. Ma vi assicuro, aiuta! 

Dopo le difficoltà nella ricerca dell'occupazione, quanto è aumentata la tua sfiducia? 
La “sfiducia” forse non l’ho mai provata. Frustrazione e ansia però tanto. Frustrazione per un mondo in cui il “merito” come fattore qualificante e decisivo conta davvero poco in tanti troppi contesti – specialmente nel pubblico - e ansia davanti all’interrogativo: “e se ciò che sono in grado di fare, tanto o poco che sia, non bastasse comunque?”. Anche un Servizio Civile, ormai, in Italia diventa spesso un terno al lotto. Ciò che invece rende più difficile l’ingresso lavorativo nel settore privato è la richiesta “preventiva” di esperienza. In Italia, infatti, il dramma, dopo l’assenza di una cultura del merito, è proprio quello dell’ingresso. In questo le Università dovrebbero colmare il vuoto tra la fase dello “studio” e il trapasso al mondo del lavoro.  

E poi cosa è successo?
E’ successo che a forza di far “girare” la ruota, ha preso a girare un po’ da sola. Il primo passo è stato riflettere su qual era il ventaglio di possibilità lavorative. E quella è stata forse la fase più difficile: capire cosa potevo e avrei voluto fare oltre alla carriera accademica, senza pormi degli “aut aut”. E capire in cosa consistevano quelle attività. Insomma, giornalismo, risorse umane, organizzazione e promozione di eventi, formazione, insegnamento non solo negli Istituti pubblici, sono idee e parole cui spesso non corrisponde un contenuto preciso per chi ha passato dai 6 ai 24 anni a studiare. Una volta fatto ciò, c’è stata la parte pratica: ristrutturare il C.V. (che a torto avevo banalizzato) e usare tutti i canali possibili per entrare in contatto con le realtà lavorative. In questo Soul mi è stato molto utile, anche se non è stato l’unico canale. 

Come valuti il servizio offerto da SOUL? Quali punti di forza e quali criticità vuoi sottolineare? 
Il maggiore pregio di Soul è che crea quel ponte di cui parlavo prima. In questo lo ritengo uno strumento incredibilmente prezioso. In secondo luogo, Soul tutela maggiormente le persone che si apprestano a entrare in stage, tirocini, etc… Gli accordi preliminari con i datori di lavoro scremano già in partenza quelle che io chiamerei le “offerte-avvoltoio”. Per fare un esempio: quando sono stata contattata da un datore che offriva uno stage gratuito a fronte di un annuncio su Soul che indicava una retribuzione, ho segnalato la cosa e l’offerta è stata cancellata in pochissimi giorni. La maggiore criticità, invece, è che spesso Soul da solo non basta. Se il tuo C.V. è vuoto di esperienze di lavoro, vieni contattato molto più raramente. Una volta che invece, anche per altri canali, hai esperienze da inserire nel C.V., Soul mostra appieno le sue potenzialità, i colloqui si moltiplicano e così “addirittura” la tua possibilità di scegliere. Soul, quindi, a mio parere dovrebbe essere la fase finale di un processo di cui anche le Facoltà stesse dovrebbero farsi promotrici, mettendo in grado gli studenti di avere alla fine del loro percorso di studi già qualche stage e esperienza lavorativa in curriculum. 

Che consiglio ti senti di dare ai tuoi colleghi sfiduciati? 
Di avere curiosità e di confidare nelle proprie specificità. Le due cose insieme permettono l’emersione di quello che forse rappresenta oggi l’unico vero “asso nella manica” di chi esce da Filosofia: la plasticità mentale. Che non è attitudine a “spalmarsi” sul mondo che ti circonda, dimenticando chi sei e cosa vuoi. Ma è, al contrario, la capacità di “plasmare” la tua relazione con il mondo del lavoro, vale a dire la capacità di andare a cercare la cosa più adatta per te (nel ventaglio delle cose che esistono) proprio a partire da ciò che sei e da quello che vuoi. Un processo di co-adattamento, certo, nel senso più intelligente e proficuo del termine: cioè nell’ottica dell’evoluzione…. 
 

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