08/11/2012

Intervista al Dott. Gianfranco Chimirri - Responsabile HR Vitrociset SPA

VITROCISET SPA uno dei maggiori gruppi privati italiani, per dimensione e know-how, ad operare nell'alta tecnologia informatica ed elettronica e nella logistica integrata, il 29 ottobre 2012 presso la Sala Presentazioni SOUL/Laziodisu – Università La Sapienza, ha svolto con brillanti studenti e laureati, il Business Game “Intelligent Urban lab”. Abbiamo chiesto al Dott. Gianfranco Chimirri - Responsabile HR-Vitrociset SPA di spiegarci più nel dettaglio in cosa consiste questa attività di “gioco” e selezione.

Il Business Game è probabilmente lo strumento di selezione più completo tra quelli normalmente utilizzati dalle aziende. Ha tutte le potenzialità dell’assessment center ma in più consente di misurare le competenze ed il potenziale dei candidati su giochi di ruolo caratterizzati da un contesto simulato di natura aziendale, stimolando il confronto tra i team su problematiche di natura manageriale, economica, organizzativa ed operativa. Per la partecipazione ai Business Game infatti è richiesta una reale immedesimazione nel personaggio che si interpreta, come ad esempio il membro di un team di progettazione. L'attività consiste nel considerare i dati e calcolare le scelte più opportune, in accordo con la propria squadra e secondo le indicazioni fornite, in un clima competitivo - interattivo, in modo da favorire un apprendimento di livello superiore quale è quello della conoscenza esperta.
 
Secondo Lei le imprese utilizzano il Business Game unicamente come strumento di selezione del personale oppure lo impiegano anche con finalità formative (Learning by doing)?
L’utilizzo del Business Game in chiave Employer Branding e Recruitment è sicuramente prevalente. Per i partecipanti, tuttavia, rimane un’esperienza formativa determinante, da ricordare anche a distanza di anni.
 
Il Business Game, rispetto agli altri Paesi europei, quanto è utilizzato in Italia?
Poco purtroppo. E’ un problema di cultura organizzativa delle aziende ma anche di difficoltà da parte delle Università ad aprire le proprie porte per promuovere eventi di questo tipo.
 
Quali sono i passi avanti che l’Università deve ancora compiere per avvicinare i laureati al mondo del lavoro?
L’Università deve potenziare e rendere “attive” le proprie strutture di placement attraverso politiche strutturate e continuative, che favoriscano delle vere e proprie partnership con le aziende sul territorio di riferimento.
 
Oltre alla laurea quali sono, secondo Lei, le caratteristiche principali che un candidato deve possedere per esser preso in considerazione da un’azienda come la Vitrociset? Quali sono gli errori più comuni che i giovani laureati commettono in un colloquio di selezione?
Vitrociset è alla ricerca di giovani che abbiano una reale voglia di mettersi in gioco, che siano disponibili a “cambiare continuamente lavoro”, aperti ad esperienze internazionali di medio-lungo periodo e con il giusto mix di ambizione ed umiltà. Oggi la voglia di rischiare, di investire su se stessi, di proporsi come agenti di cambiamento è fondamentale.
Gli errori più comuni in sede di colloquio? Non documentarsi sull’azienda che si ha di fronte, non dimostrare curiosità sui piani di sviluppo e formazione, cercare zone di confort e focalizzarsi esclusivamente sui ritorni economici di breve periodo.
 

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