01/10/2012

CNEL: Presentato il Rapporto sul Mercato del Lavoro 2011 - 2012

I giovani e il mercato del lavoro: un aggiornamento
La questione giovanile rimane un tema estremamente delicato: le fasce più giovani della popolazione sono state fra le più colpite dagli effetti della crisi economica. A gennaio il Dott. Scarpetta dell’Ocse ha sottolineato come il tasso di disoccupazione dei giovani sia aumentato di quasi 5 punti percentuali rispetto al livello pre-crisi.
Dal Rapporto CNEL, presentato a Roma il 18 settembre 2012, emerge che la disoccupazione giovanile si attesta attualmente intorno al 30 per cento tra i 15-24enni e ciò equivale, in termini assoluti, ad oltre 2 milioni di giovani che non hanno lavoro o non hanno una situazione occupazionale stabile.
 
In Italia, peraltro, persiste una cultura che ancora separa nettamente il momento formativo da quello lavorativo. In quei paesi che, invece, hanno da sempre sostenuto un mix di istruzione e lavoro si sono registrati livelli di disoccupazione giovanile più bassi e la transizione scuola-lavoro tende ad avere tempi più brevi.


 
I giovani che hanno appena completato gli studi, se restano per un periodo lungo in condizione di inattività, tendono a registrare un deterioramento del loro capitale umano perché, secondo il Rapporto CNEL, vengono meno le opportunità di utilizzo delle competenze acquisite durante il percorso scolastico nella fase di inserimento professionale. Inoltre, la ricerca di un posto può portare alcuni ad accettare lavori per i quali sono richiesti requisiti inferiori rispetto al percorso scolastico seguito: è il fenomeno dell’overeducation.
Le difficoltà a trovare un impiego possono anche generare un ulteriore fenomeno ossia l’aumento della mobilità verso l’estero. Pertanto siamo sempre più un’economia che perde lavoratori qualificati.
Nel contempo, è in queste situazioni che i canali formali di ricerca del lavoro divengono meno efficaci rispetto ai meccanismi relazionali di reclutamento: si amplificano cioè gli effetti dei canali clientelari.
 
Nel nostro Paese tutti i principali indicatori del mercato del lavoro giovanile risultano su livelli ben peggiori rispetto alla media europea. Nel 2011 il tasso di occupazione dei 15-29enni è sceso al 39 per cento, mentre il tasso di disoccupazione nella stessa classe d’età, ha avuto un’impennata negli ultimi 4 anni raggiungendo nel 2011 il 21.7 per cento.
Negli ultimi tre anni l’occupazione giovanile (16-29 anni) si è ridotta di 595 mila posti di lavoro, pari ad una variazione del -15.7 per cento. In termini di variazione assoluta, le perdite più ampie si sono osservate per i più giovani (16-24 anni), gli uomini, le persone con titoli di studio bassi e medio bassi, con contratti di lavoro subordinato (-478 mila) a tempo indeterminato (-413 mila) e a tempo pieno.
Inoltre, i più giovani (15-24 anni), oltre ad aver subito le più pesanti perdite in termini di occupazione, soffrono di una maggiore persistenza nello stato di disoccupato, infatti nel loro caso il tasso di disoccupazione di lungo periodo (oltre 12 mesi) è passato dal 9.9 per cento della forza lavoro nel 2004 al 13.6 per cento del 2011.

 

 
I giovani Neet
Fra i temi trattati nel Rapporto vi è quello dei Neet (Not in employment, education or training), la loro quota in Italia (24 per cento tra i 15-29enni nel 2011) è sensibilmente superiore alla media europea (15.6 per cento). Si tratta di oltre 2 milioni di persone, ciò vuol dire che circa un giovane Neet su 3 è totalmente escluso dal mercato del lavoro ed è al di fuori di qualsiasi percorso formativo, viene pertanto spontaneo chiedersi se questo fenomeno non sia la conseguenza di lunghi periodi di mancanza di occasioni di lavoro. La percentuale dei giovani in condizione di Neet aumenta peraltro con l’età, in Italia sono particolarmente diffusi tra i “giovaniadulti” (25-30 anni) con un tasso del 28.8 per cento.
 
Le politiche per l’occupazione giovanile
Nonostante le strategie dell’occupazione giovanile dipendano dal contesto nazionale sono diverse le misure suggerite in conclusione al Rapporto. Tra tutte si sottolinea il ruolo cruciale dell’informazione: raccogliere, analizzare, diffondere regolarmente informazioni attendibili e tempestive sul mercato del lavoro giovanile può facilitare e favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
L’Italia in particolare necessita di approcci che siano integrati e non di riforme emergenziali e sporadiche, ma quanto più possibile inserite in una strategia di lungo periodo che sia costantemente accompagnata dalle istituzioni. In altri termini l’obiettivo principale da conseguire è quello di far diventare l’apprendistato il modo tipico di ingresso nel mercato del lavoro dei giovani con l’integrazione tra apprendimento ed esperienza, limitando l’utilizzo fraudolento di fattispecie di lavoro “autonomo” o para-subordinato e superando la segmentazione del mercato del lavoro.

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