07/12/2011

BIC Lazio - Rapporto sui “mestieri d’arte”

BIC Lazio ha pubblicato, su incarico dell'Assessorato regionale alle Attività Produttive, un Rapporto sull'Artigianato Artisitico nel Lazio. 

Nel Lazio l’artigianato artistico rappresenta un settore dinamico: quasi la metà delle imprese, infatti, è nata dopo il 2000, mentre sono il 10,9% le ultratrentennali. L’artigiano-tipo è due volte su tre un uomo tra i 30 e 50 anni, mediamente istruito, che dichiara di conoscere almeno una lingua e vive del proprio mestiere.

Le attività artigiane sono sì radicate nelle rispettive zone di appartenenza, ma anche equamente distribuite tra Roma e le altre province: Roma Capitale (24,2%), provincia di Roma (21,9%), Viterbo (19,9%), Latina (19,3%), Frosinone (13,3%) e Rieti (0,9%).

Il settore è costituito prevalentemente da ditte individuali (75%), mentre un 5% impiega oltre 5 addetti. La quasi totalità delle imprese, circa il 75%, non supera il mercato regionale. Il 6% opera su mercati esteri (ma solo lo 0,9% in maniera continuativa).

Sono questi alcuni tra i dati più significativi evidenziati dal Rapporto sull’Artigianato artistico e tradizionale del Lazio. L’iniziativa rientra nell’ambito delle attività previste dallo specifico programma che l’assessorato regionale alle Attività produttive sta realizzando attraverso BIC Lazio.

«I mestieri d’arte – ha dichiarato Pietro Di Paolo, assessore alle Attività produttive e ai Rifiuti – sono ben lontani dal costituire una professione in via d’estinzione. Al contrario, dal rapporto emerge con forza come l’artigianato artistico e tradizionale sia dinamico. Il settore rappresenta un patrimonio unico e irripetibile di conoscenze, abilità progettuali e produttive. È importante evidenziare, inoltre, l’attitudine all’innovazione dimostrata da molti maestri artigiani, che riescono a coniugare con successo le antiche sapienze con le nuove tecnologie».

L’individuazione e l’analisi delle caratteristiche delle botteghe di artigianato artistico sono state svolte applicando la metodologia del campionamento cosiddetto a valanga. Ad oggi l’elenco degli artigiani  “individuati” si compone di 725 botteghe: di queste 347 sono state intervistate sul campo. L’analisi dei questionari ha offerto uno spaccato di estremo interesse.

I dati del settore
Nel Lazio il maggior peso è del settore vetro, ceramica e pietra (24,8%), seguito dai metalli pregiati, delle pietre preziose e pietre dure (21,3%), dal legno (10,7%), e dai metalli comuni (7,5%). Più marginali sono risultati il restauro (5,5%), il cuoio e la tappezzeria (5,2%), la tessitura e il ricamo (4,9%), le decorazioni (2,9%), la fotografia, la riproduzione, i disegni e la pittura (2,3%) e gli strumenti musicali (2,3%). Nel Comune di Roma e nella sua provincia è il settore orafo a prevalere (rispettivamente il 39,8% e il 38% del totale), mentre nelle altre province la quota maggioritaria è rappresentata ovunque dal vetro e dalla ceramica (specialmente a Viterbo con il 32,5%), associata a una certa concentrazione dei falegnami su Latina (20%) e dei metalli comuni su Frosinone (17,9%).

Un altro risultato piuttosto sorprendente riguarda la vitalità delle imprese, che nel 45% dei casi ha meno di 10 anni di età ed è prevalentemente avviata dagli attuali titolari (nel 75% dei casi), mentre sono poco meno del 20% le aziende ereditate (a cui si associa circa il 10% di ultratrentennali).

Il prodotto e il processo produttivo
La produzione si svolge prevalentemente in forma manuale (61%) o al limite con strumenti “semplici e tipici” (22%), mediamente quasi il 60% delle produzioni viene eseguita su proprio disegno-progetto e con materiali conformi alla tradizione, a cui però si affianca un’attenzione non trascurabile alle novità proposte dall’evoluzione tecnologica (oltre il 26%).

Il mercato e le strategie commerciali
L’artigiano del Lazio, pur rendendosi conto delle difficoltà nella commercializzazione del proprio prodotto, tende a non affidarsi a forme di vendita diverse da quelle usuali (il 74,9% ha anche uno spazio espositivo annesso al laboratorio) come l’e-commerce (a cui ricorre il 12,4%).

Il confronto con la concorrenza
Nell’evidenziare gli elementi competitivi, gli intervistati, oltre alla manualità (scelta dal 28,4%) e alla qualità dei materiali (21,9%), hanno indicato la storia che c’è dietro a ogni singolo pezzo e alla possibilità di narrarla (17,4%) come fattore addirittura più importante rispetto al valore estetico delle loro produzioni (15%). Ciò che invece rende spesso i prodotti artigiani deboli sul mercato è una soglia piuttosto alta sotto la quale non possono scendere i prezzi (21,9%).

Le dimensioni economiche
Il peso economico non è particolarmente rilevante: ben il 61,9% delle imprese intervistate dichiara di fatturare meno di 30mila euro l’anno, il 15,6% non supera i 60mila, e l’11,4% viaggia oltre i 120mila. Il settore vede da una parte un universo di imprese più o meno con le medesime difficoltà e, dall’altra, un piccolo gruppo di “eccellenze” che opera con successo sui mercati non solo regionali e nazionali.

Le esigenze manifestate  
Gli artigiani richiedono un impegno maggiore degli enti pubblici nel pensare politiche di sviluppo mirate e coordinate che si concentrino sulla creazione di poli di vendita (15,8%), su campagne di sensibilizzazione che favoriscano il riconoscimento dei prodotti d’arte (14,1%), su contributi per la partecipazione alle fiere (14%), su azioni di marchio (12,1%), sui finanziamenti per l’ammodernamento delle attrezzature (11,6%) e per accogliere apprendisti (9,4%).

Una lettura dinamica
Concludendo, emergono cinque categorie di imprese artigiane, con caratteristiche ed esigenze assimilabili che favoriscono ipotesi mirate di intervento: 1) imprese strutturate con alti fatturati (11,5%); 2) innovative, più orientate all’aspetto artistico e all’innovazione nei materiali (17,3%); 3) tradizionali pure, poco strutturate ( 18,2%); 4) imprese a rischio di estinzione, per l’anzianità del mastro e/o per i fatturati bassi (19%). C’è poi un’ultima categoria, la numero 5, con un 34% di imprese non identificabile all’interno di un gruppo coeso.

«Il rapporto sarà fondamentale per mettere in campo i giusti strumenti di tutela e di valorizzazione del comparto. La Regione Lazio s’è posta l’obiettivo di dare risposte concrete alle istanze del presente dei nostri maestri artigiani, cercando, nel contempo, anche di guardare lontano, ai possibili sviluppi del settore, programmando politiche che abbiano la caratteristica della lungimiranza», ha concluso l’assessore Di Paolo.

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